Inverno - a cura di Mila de Franco

I tronchi degli alberi, in inverno, puliti dalle fronde, esaltano al meglio la loro nuda e muscolosa bellezza. In questa stagione ti accorgi che non tutti i tronchi sono diritti come lo stereotipo dell’albero rappresenta. La postura dell’albero esprime la sua personalità, forgiata dalla sua storia, dalla sua relazione con l’ambiente, come risposta, a suo modo, alle sollecitazioni degli elementi, ne più ne meno come accade a noi umani. Ci sono tronchi che si intrecciano e si fondono, ma sempre vincono la forza di gravità per andare verso l’alto, verso la luce, verso quella vibrazione di cui tutti siamo fatti.

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La natura dormiente e l’atmosfera fredda dell’inverno si impadronisce del bosco, le foglie cadute ai piedi dell’albero diventano nutrimento per le loro radici nell’alchemico ciclo della natura, che con l’inverno sembra concludersi, portando in sé la certezza della eterna rinascita. La corteccia, definibile come la pelle degli alberi, in inverno è più evidente. 

Così si distinguono la cortecce delle Quercus rugosa e severa, quella liscia della Betulla che si stacca a fogli, quella rossa brillante e lucida di alcuni Prunus  e forse la più speciale, quella di alcuni Cornioli che proprio d’inverno virano al rosso. Alcune essenze hanno i rami che si staccano decisamente dal tronco, mentre alcuni rami più faticosamente lasciano la solidità del tronco, ed ancora altri che crescono in parallelo con lui sovrastandolo, alla ricerca della luce. L’albero è solido e centrato, radicato alla terra, ma proteso verso il cielo e le nuvole.

Il bosco invernale è un continuo stimolo, la sua essenzialità facilita la messa a fuoco: i rami e i tronchi sono come frattali ovvero forme ripetitive che si incontrano, offrendo la percezione di un ambiente di quiete. In questo ambiente è più semplice rilassarsi ed aumentare la propria percettività. I tronchi più facilmente avvicinabili offrono la conoscenza della varietà delle loro cortecce. Le cortecce a loro volta sollecitano il senso del tatto con la loro infinita varietà: dalle superfici lisce alle ruvide, da quelle bitorzolute alle soffici, fino ai muschi e ai licheni. Accade che le mareggiate invernali restituiscano alla spiaggia tronchi, rami che attraverso percorsi misteriosi sono arrivati tra le onde del mare che le ha lavorate, ripulite. Il libeccio restituisce alla terra queste porzioni di alberi lavorati dal mare liberati dalla corteccia e arricchiti di immaginali bellezze. Dai tronchi così lavorati si possono generare geografie fantastiche, nuove storie come nei test di Rorschach nei quali macchie apparentemente senza senso rivelano significati sorprendenti nascosti nel nostro inconscio.



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Tecnica molto usata nella meditazione in natura è quella di abbracciare gli alberi, di fondersi con loro e con la vibrazione della loro energia. 

Meditazione e immersione nel bosco producono effetti molto simili a livello neurale a quelli che producono le onde alfa e teta. I benefici della meditazione fatta nell’ambiente boschivo o forestale hanno degli stessi effetti esaltanti sia a livello psicologico che a quello fisico.

Letargo e freddo descrivono l’inverno con cieli tersi o con atmosfere di nebbia, pioggia, neve, dove vento o sole si alternano. Questa stagione è caratterizzata dalle punte estreme di buio e di gelo. A dicembre si hanno i giorni più corti dell’anno, la luce si abbassa fino al Solstizio d’inverno, il 21 dicembre, quando arriva al suo minimo.

Oltre al record del buio si aggiunge quello del freddo. Sono gli ultimi giorni di gennaio con le temperature più rigide che la tradizione popolare li chiama “i giorni della merla”. Febbraio, invece, è il mese della previsione: il giorno della Candelora, il 2 febbraio, se splende il sole, ci dona la speranza di essere fuori dal freddo e dal gelo, altrimenti la certezza che l’inverno continua. Questa è comunque una stagione generosa, le bacche e i frutti dimenticati sugli alberi spiccano per i loro intensi colori esaltati dal freddo per essere meglio visibili dagli animali in cerca di cibo. Gli alberi che non perdono le foglie erano per gli antichi Celti il simbolo dell’eternità. Le foreste sempre verdi, abbondano nella macchia mediterranea, dove il cambio delle stagioni è quasi impercettibile. L’alta quantità di oli essenziali che le piante della macchia emanano rendono l’aria di questi boschi particolarmente balsamica e pulita, benefica per l’apparato respiratorio messo sotto pressione dai freddi stagionali e dall’inquinamento ambientale. Vincete il freddo, la pigrizia e inoltratevi nei boschi a camminare ad osservare e meditare in natura.

Perché abbracciare gli alberi 

Durante un workshop residenziale in cui le tecniche di bagno di foresta erano condivise con yoga e danza alla mia proposta di abbracciare gli alberi, risolini e sguardi di sufficienza si sono espressi tra gli allievi più saputi, che hanno disertata la proposta esperienziale. 

Dico questo perché forse molti tra i miei lettori pensano che la tecnica meditativa dell’abbraccio degli alberi sia una reminiscenza New Age.  Abbracciare gli alberi offre diverse opportunità come quella gynnica. Allargare le braccia per avvolgere il tronco espande la cassa toracica e sollecita la parte dorsale della spina. Il contatto energetico del gesto dell’abbraccio si appoggia il petto al cui centro si trova il punto energetico del chakra del cuore collegandosi con le energie vibratorie della pianta.

Appoggiare l’orecchio al tronco ci permette di ascoltare il fruscio della linfa che scorre sintonizzandoci con la quiete di queste impercettibile e costante scorre. Si inalano e si assorbono i terpeni in modo diretto attraverso il respiro fino ai polmoni e con il contatto fisico attraverso il corpo ed il tronco. I terpeni oltre ad avere una funzione comunicativa fra gli esseri vegetali, interagiscono con il sistema immunitario dell’uomo. Stringiamo il tronco, dove si addensano i terpeni e attiviamo la produzione di salutari neurotrasmettitori. Più semplicemente e poeticamente, l’abbraccio dell’albero è un puro gesto di gratitudine verso nostri amici alberi a cui così tanto dobbiamo e con cui forse ci dobbiamo scusare per gli abusi e gli sfruttamenti che il loro ambiente subisce tramite l‘uomo.

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YOGA E L’ ALBERO

Siamo di fronte a una delle posizioni più nobili dello yoga: la posizione dell’albero, l’asana dell’equilibrio, sia mentale che fisico.

Posizione che porta lontano dalla mente e dallo spazio fisico, apre ad un’altra dimensione. Secondo miti e leggende, chi trova l’equilibrio e mantiene a lungo la posizione dell’albero si libera di tutti gli errori commessi dal più piccolo al più grande.

TECNICA PER LA POSIZIONE

In piedi fissa un punto preciso davanti a te e sposta il peso sulla gamba sinistra. Lentamente, piegare la gamba destra in modo da poggiare la pianta del piede destro sull’interno coscia della gamba sinistra. Se si è alle prime armi, andrà benissimo anche appoggiare la pianta del piede poco sopra il ginocchio. Essenziale che la gamba risulti piegata ad angolo retto.  Seguono i movimenti delle braccia che servono a “completare” la figura dell’albero.  Unisci le mani al petto e respira. Se sei molto concentrato prova ad alzare le braccia e a portare i palmi uniti sopra il capo.  

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AugurandoTi buone immersioni e buon inverno, 
a presto,
Mila.

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